Cos'è l'autismo - definizione e caratteri generali

Sai davvero cos’è l’autismo?

 

  1. Autismo: Cos’è
  2. Il DSM 5
  3. Il processo di valutazione
  4. L’intervento psicoeducativo per l’autismo
  5. E l’Asperger?

 

  1. Autismo: Cos’è 

Dall’iniziale definizione di autismo infantile elaborata da Kanner nel 1943, le nostre conoscenze sull’autismo sono notevolmente cambiate e continuano ad evolversi.

Oggi autismo è il termine ombrello utilizzato per indicare condizioni di neurodiversità che si manifestano a livello comportamentale sin dalla prima infanzia. Si parla più precisamente dello Spettro dell’Autismo, per sottolineare la notevole variabilità di casi che rientrano in questa categoria. Grazie a Simon Baron Cohen utilizziamo oggi il termine condizione dello Spettro Autistico, anziché esclusivamente la parola disturbo, la quale riporta ad un significato profondamente negativo (soprattutto quando viene utilizzato al di fuori dei contesti medico-sanitari). I primi segnali sono osservabili già a partire da 12 mesi di età. Dai 18-30 mesi è possibile stabilire con un certo grado di sicurezza la diagnosi di autismo.

L’autismo è una condizione molto frequente che si presenta 1 volta ogni 77 in bambini tra i 7 e i 9 anni, con prevalenza maggiore dei maschi, secondo i dati nazionali (IT). Queste statistiche sono tuttavia in continuo aggiornamento.

Quando si parla di causa dell’autismo è bene tenere a mente che non esiste una sola spiegazione, ma vanno considerati diversi fattori che possono variare di caso in caso. Sappiamo che l’autismo ha un’origine in parte genetica e neurobiologica, cioè che lo sviluppo precoce del sistema nervoso presenta delle differenze con lo sviluppo tipico. A livello ambientale ci sono alcune sostanze dette teratogeni che, se assunte dalla madre nel periodo sensibile della gravidanza, possono portare ad alterazioni del neurosviluppo (esempio: acido valproico e talidomide).

La diagnosi di autismo si ottiene dall’osservazione del comportamento e si realizza attraverso la somministrazione di test e interviste specifiche.

 

  1. Il DSM 5

La definizione e le caratteristiche tipiche dell’ autismo si trovano nei manuali diagnostici, strumenti utilizzato dai professionisti della salute. Uno dei manuali più utilizzati è il Manuale Diagnostico Statistico Dei Disturbi Mentali (DSM 5, APA, 2013).

Come riportato nel DSM 5 le caratteristiche dell’autismo riguardano principalmente due aree principali:

 

  1. Difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale in diversi contesti.
  2. Comportamento, interessi o attività ristretti e ripetitivi.

Altri aspetti caratterizzanti sono la sensibilità sensoriale, la difficoltà nella regolazione emotiva, e altre ancora che variano da persona a persona.

In molti casi l’autismo determina difficoltà notevoli nello svolgimento delle attività quotidiane, e per questo viene denominato sul DSM 5 Disturbo dello Spettro Autistico. In altri casi, è una condizione più lieve e sfumata ma comunque importante. Attualmente va specificato il livello di gravità con cui si presentano le difficoltà legate alle caratteristiche dell’autismo. I livelli di gravità vanno da 1 a 3.

A seconda del livello di gravità sarà necessario un certo tipo di supporto:

Livello 1= E’ necessario supporto.

Livello 2= E’ necessario supporto significativo.

Livello 3= E’ necessario supporto molto significativo.

Va specificato inoltre il livello di compromissione intellettiva o del linguaggio, e altre condizioni mediche, psicologiche o genetiche associate come l’ansia, la depressione, l’ADHD, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo del sonno, l’epilessia, e così via. Le condizioni associate influiscono sul livello di gravità e sullo sviluppo dell’individuo.

 

  1. Il processo di valutazione

Per stabilire se una persona rientra nello Spettro dell’Autismo esistono specifici test. Questi strumenti sono di diverso tipo, consentono di stabilire una diagnosi ma anche di osservare i punti di forza e debolezza della persona, per organizzare la terapia sulla base delle caratteristiche uniche di ognuno. Senza una valutazione precisa e approfondita mancano le basi per un intervento efficace. Dalla valutazione si stabiliscono gli obiettivi da perseguire durante l’intervento.

La valutazione dell’autismo è un processo che si basa sull’osservazione del comportamento della persona direttamente interessata, su colloqui con i caregivers e gli insegnanti, e sulla somministrazione di test e interviste.

A seguito della diagnosi di autismo nei bambini, la valutazione va ripetuta periodicamente, circa una volta l’anno (per i bambini piccoli anche a distanza ravvicinata di 3-6 mesi) per aggiornare gli obiettivi dell’intervento man mano che il bambino progredisce con lo sviluppo.

L’argomento della valutazione sarà approfondito negli articoli successivi.

 

  1. L’intervento psicoeducativo per l’autismo

Un argomento di dibattito attuale riguarda l’intervento: quale terapia per l’autismo? Esistono diversi approcci terapeutici con caratteristiche diverse. La terapia di stampo cognitivo comportamentale risulta essere la più efficace, come riportato nelle Linee Guida 21. Questa categoria racchiude all’interno diversi modelli come ad esempio il TEACCH e il DENVER.

L’argomento della terapia verrà approfondito negli articoli successivi.

 

  1. E l’Asperger?

Nella versione aggiornata del DSM 5 il temine Asperger scompare. La Sindrome di Asperger era una categoria diagnostica utilizzata per indicare una forma lieve di autismo in persone che non presentano difficoltà intellettive né del linguaggio (ATTENZIONE: linguaggio non vuol dire comunicazione! Il linguaggio può essere inteso come la capacità di produrre parole. La comunicazione è invece la capacità di utilizzare il linguaggio). Si può affermare che la Sindrome di Asperger corrisponde ora all’autismo lieve (Livello 1), cioè autismo senza compromissione intellettiva e della comunicazione.

Una considerazione importante da tenere a mente sempre, non solo nel caso dell’autismo, è che le etichette e le categorie rappresentano un rischio. Il rischio di cadere nello stereotipo e nel pregiudizio. Non bisogna mai dimenticare che siamo noi a creare le categorie, e che le categorie accomunano individui anche molto diversi tra loro, unici, in quanto esseri umani. Le categorie rappresentano solo alcuni aspetti della persona, e in questo caso servono soprattutto ai professionisti della salute per la valutazione e l’organizzazione del trattamento. E’ profondamente sbagliato identificare una persona esclusivamente per l’appartenenza ad una categoria, siamo tutti parte di più gruppi e nessuno di questi ci definisce per intero.

 

Bibliografia

APA – American Psychiatric Association (2014), DSM-5: Manuale diagnostico
e statistico dei disturbi mentali, Milano, Raffaello Cortina Editore. Traduzione italiana della Quinta edizione (DSM-5 Diagnostic and statistical manual of mental disorders, Fifth Edition, American Psychiatric Publishing, Washington, DC, 2013) di F. S. Bersani, E. di Giacomo, C. M. Inganni, N. Morra, M. Simone, M.Valentini. Raffaello Cortina Editore, pp 35-37, 57-68

Dawson, G., Rogers, S., Munson, J., Smith, M., Winter, J., Greenson, J., … & Varley, J. (2010). Randomized, controlled trial of an intervention for toddlers with autism: the Early Start Denver Model. Pediatrics125(1), e17-e23.

Dawson, G. (2008). Early behavioral intervention, brain plasticity, and the prevention of autism spectrum disorder. Development and psychopathology, 20(3), 775-803.

Rogers, S. J. (2013). Early start Denver model. Encyclopedia of autism spectrum disorders, 1034-1042.

Speaks, A. (2011). What is autism. Retrieved on November, 17, 2011.

 

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